Radio Barrea 5 luglio









Oggi Adalgisa e Manfredi hanno macinato chilometri; salutati i gestori dell’Agriturismo “I Brasiliani” si sono diretti verso Serra S.Bruno, qui hanno raggiunto la Certosa ed imboccato il Sentiero Frassati che per tutto il percorso costeggiava una stupenda riserva naturale biogenetica la “Cropani-Miconi”.
Seguendo la successiva strada asfaltata ed alternandola con il Sentiero Italia, sono arrivati al paese di Fabrizia e quindi sempre fra asfalto e sentiero hanno raggiunto passo di Croce Ferrata trovando ristoro ed un alloggio di fortuna in una veranda del ristorante stesso.
Il ristorante in oggetto “Il Paradiso” li ha ben nutriti con antipasto tipico ed una bella pasta piccantissima.
Da domani il Sentiero del Brigante sarà tutto a loro disposizione, dal Parco Regionale delle Serre, verso la parte più suggestiva dell’Aspromonte.
Naturalmente l’intera giornata è stata costellata di incontri più o meno interessanti, Damiano, per esempio, è stato tenero con i suoi ricordi, peraltro lunghissimi, degli antichi mestieri, della madre che lo portava a falciare il grano a mano e quindi all’aia per la trebbiatura…. Tutto questo davanti ad un vino fragolino che, non ostante la calura scendeva dolcemente e gradevolmente nelle loro infuocate gole.
Un altro incontro più o meno particolare è stato ad un autolavaggio dove si eravamo rivolti per farsi indicare la direzione verso cui andare, a loro sarebbe bastato che avessero detto: - a ore 10 -, - a ore 15 – ( in gergo militare ha un significato ben preciso)… invece quelli li indirizzavano verso l’autostrada, le strade statali e comunque asfalto…. All’improvvisa decisione di Manfredi di andare dove lui “sentiva” il sentiero, quelli hanno cominciato a richiamare l’attenzione dei nostri eroi con fischi indicando la direzione opposta.
E’ stata una grandissima soddisfazione per Manfredi dimostrare almeno ad Adalgisa che l’umiltà non fa per lui, che la sua presunzione spesso è indice di conoscenza, di esperienza, di ragionamento e perché no anche di sedere.
Successivamente, in una stupenda faggeta, Manfredi ed Adalgisa, mentre riposavano su un tronco hanno dissertato su quest’aspetto che, a detta di Manfredi è parte preponderante del suo carattere, dovuta all’enorme stima che ha di se stesso… e crediamo ne abbia tutte le ragioni..
.
.
.
.
.
.
.
.
.
QUESTO E' IL PRIMO INTERVENTO DI ADALGISA SU QUESTO "DIARIO DI VIAGGIO":
.
.
Ci ho dovuto pensare un po’ prima di decidere di raccontare questa esperienza che sto facendo con Manfredi, percorrendo questo tratto calabrese del Guya trekking. Avevo pensato di raccontarla alla fine, rileggendola e ripercorrendola attraverso alcuni punti salienti, e senza “disturbare” il racconto del protagonista, lasciare la storia evolvere senza intrusioni. Ma un’intrusione c’è di fatto, nel momento in cui Manfredi ha acconsentito di avermi come compagna di viaggio, ha accettato di lasciare invadere il suo camminare in solitaria. Non vedo ancora segni di “pentimento”, ma siamo solo al 5° giorno insieme!
Sono arrivata in Calabria con ben 6 ore di ritardo, ma Manfredi non era per niente innervosito e mi ha accolta con un gran bel sorriso. Io non so cosa pensasse in quel momento, credo che abbia avuto emozioni contrastanti. Un po’ di ansia per la novità, un po’ di preoccupazione per le mie scarse qualità fisiche, il mio scarso allenamento e una dose di bisogno di protezione, devono avergli creato qualche pensiero. Ma questo io posso solo supporlo perché nulla ha lasciato trasparire. Forse qualche piccola scherzosa battuta! Il suo atteggiamento dominante lasciava vedere il suo pensiero: ora ho una responsabilità, mi devo occupare di te! Devo avergli anche lanciato qualche “avvertimento”, conoscendomi e sapendo bene che male accetto chi si pone in atteggiamento protettivo! Ma un po’ ci conosciamo e entrambi abbiamo una giusta dose di ironia ed autoironia che ci ha fatto partire, il giorno dopo, ben determinati ad iniziare questo percorso insieme.
Al mattino del primo giorno, dopo una colazione tra un gruppo di uomini in trasferta, siamo partiti per Villaggio Mancuso. Un pezzo di Sila piccola, poi quel passaggio in pianura, per poi risalire verso le Serre e l’Aspromonte, fino a Villa S. Giovanni. Dell’aspetto tecnico del viaggio non voglio parlare, magari solo qualche accenno se importante. Ciò che voglio raccontare riguarda la mia GUIDA. Sapete, a me non dispiace scrivere, raccontare e in special modo tracciare gli aspetti salienti delle persone che incontro nella mia vita e con le quali entro in relazione, ma parlare di Manfredi e in questa esperienza, credetemi, non è per niente facile. Oggi pensavo che dovrò coniare un termine nuovo che possa sintetizzare alcuni aspetti principali del suo essere, ma è un’impresa ardua. Mai come in questo momento vorrei avere le parole più appropriate e più salienti. Le parole, quelle che la mia GUIDA usa con tale maestrìa tanto da poter affermare che ho vissuto momenti di vera delizia quando, incontrando le molte persone, tutte molto disponibili e accoglienti, ho potuto vedere l’espressione del viso mutare dalla sorpresa, all’incredulità, all’ammirazione, fino alla soddisfazione e alla gioia di aver incontrato una persona speciale. Che delizia, vederlo ed ascoltarlo in tanti di questi momenti, è stato fino ad ora, una delle cose più significative e più belle di questo “guya trekking in duo”. Quasi sempre, gli incontri si concludono con abbracci e baci, che Manfredi certo non nega, e si conceda sempre con grande simpatia, lasciando spesso un certo dispiacere. Come Giacomo, era così dispiaciuto che non avevamo neanche accettato di fermarci per un caffè, ma certo era felice perché ci eravamo fermati a salutarlo avviandoci per il nostro sentiero. Dimenticavo, il suo parlare è spesso “intonato” sulla lingua locale. Sì, avete capito bene, lui parla calabrese, mangia il peperoncino più di un calabrese, ingurgita N’duia (quella che i calabresi chiamano la nutella dei calabresi che già è di per sé un impasto di fuoco, ma il nostro eroe ci aggiunge peperoncino fresco e olio di peperoncino!), lacrima, suda, singhiozza ma mangiare piccante fino all’umana sopportazione (qualche dubbio sull’umano ogni tanto mi viene!) è diventata un suo punto fermo, la sua sfida tutta personale con il peperoncino (in certi casi: veleno allo stato puro).
Ci sono delle persone che all’inizio sono un po’ “resistenti”, ma vi garantisco che durano poco, riesce sempre ad aprirsi un varco, a volte lo potete vedere penetrare come un buldozer con tutta la sua irruenza, a volte con delicatezza come un fiorettista, dipende spesso dalla intuizione del tipo che ha di fronte, a volte dal modo in cui le persone si pongono, all’impatto che le sue prime parole suscitano. Ma sempre si apre un varco e voi dovreste vedere i malcapitati cedere e arrendevolmente subire la sua “dominazione” verbale ed emotiva, oppure li potete vedere aderire entusiasti al suo entusiasmo totalmente rapiti. Non posso dire certo che sono stupita, credo di aver capito qualcosa di Manfredi già da un po’ sia direttamente sia leggendolo nei suoi racconti, ma vivere questo camminare con lui, sta arricchendo la mia conoscenza di lui che si va costruendo piena di sfaccettature e di particolari.
Dicevo all’inizio che secondo me era preoccupato per la mia presenza, ha certamente vissuto pensieri contrastanti su questo dover camminare con me, ma credo di poter dire che, anche se dice che lo rallento, che se non ci fossi io sarebbe già a Villa San Giovanni (esagerato!) non gli dispiace affatto di essere in compagnia per questo tratto. Io certo non sono allenata, non posso certo tenere il suo passo, sto soffrendo (so che lui ha già detto qualcosa di me!) ma avanzo, al massimo delle mie possibilità. Ogni tanto mi fotografa in momenti difficili per dimostrarmi tutta la mia debolezza (fisica si intende!) e così LUI pensa di demolire la mia autostima! Ieri è stata una giornata bella ma difficile. Siamo partiti prima delle 7, avevamo programmato di fare un bel pezzo di strada. Una buona parte della giornata è stata magnifica perché abbiamo camminato attraverso boschi, sempre all’ombra e con difficoltà leggera. In mezzo al bosco ha acceso il fuoco e cucinato il riso. Siamo ripartiti ancora con la voglia di fare tanta strada ma verso le 17 abbiamo smarrito il sentiero perché probabilmente i boscaioli avevano tagliato gli alberi con i segnavia. Ci sono stati momenti di dubbi, io ero già molto stanca ed ero più orientata a fermarci ma la mia GUIDA riteneva che se andavamo in una certa direzione avremmo trovato il paese. Abbiamo iniziato a scendere, che per quanto mi riguarda è peggio che salire, specialmente con tante ore già sulle gambe, ed io facevo fatica, ma lui sicuro, anche di fronte a strade chiuse mai un cedimento e così è riuscito a portarci al paese dove abbiamo trovato un agriturismo, i Basiliani, del quale lui vi ha già parlato. Avreste dovuto vederlo, era felice e soddisfatto della sua decisione e del risultato. Sì, una buona dose di intuizione, una grande esperienza ormai di “strada”, una buona dose di ottimismo, una grande fiducia in sé, e senza dubbio un po’ di fortuna è il mix che lo porta sempre a risolvere in maniera brillante le situazioni, anche quelle più difficili. Che cosa abbia pensato di me, se ha temuto che stremata crollassi in preda ad una crisi di nervi oppure che mi fermassi e non volessi più procedere o che avrei imprecato contro di me stessa o contro di lui, non so dirlo, dico però che non c’è stato un solo attimo in cui mi è sembrato preoccupato. Non dico che non lo sia stato, ma certo non lo ha mostrato.
In questi giorni passati insieme, ogni tanto mi osserva, magari senza farsene accorgere, si chiede se ce la farò, se non sarò troppo “una palla al piede”. Mi vede arrancare, piegata su me stessa a 45°, sa che ho qualche doloretto e che stringo i denti e non riesco a capire ancora che cosa ha capito di me, ma so che “rispetta” la mia stanchezza, ogni tanto si ferma senza che io lo chieda quando mi vede stanca, qualche volta mi chiede se voglio fare una sosta, trova dei punti d’appoggio affinché possa poggiare lo zaino e riposare le spalle, ma va anche in esplorazione per tratti davanti a me lasciandomi riposare. Quando siamo a dei punti in cui non troviamo il segnavia va a perlustrare per cercare il segnale e mi lascia ad aspettarlo riposandomi.
Le nostre soste sono occasioni per parlare un po’, a volte sono racconti di vita vissuta, a volte sono “dissertazioni” che nascono da quello che stiamo vivendo. E’ sempre un parlare interessante e reciprocamente arricchente che valorizza quest’esperienza.
Camminare con Manfredi fino ad ora è stata una bella ed interessante esperienza, so che la settimana che ancora ci resta sarà, dal punto di vista del percorso molto bella ed io sono un po’ più allenata, forse ora sarà ancora migliore, ma lui ora pensa alla traversata dello stretto e il suo passo si fa più ansioso! Ha voglia di arrivare a Villa S. Giovanni ma io gli ricordo che dobbiamo fare l’Aspromonte e viverlo se possibile pienamente. So che mi ascolterà!
Quando abbiamo parlato di fare un pezzo insieme, tanti mesi fa, non c’era ancora l’idea di valorizzare questo viaggio con l’intervento dell’università ma era solo un desiderio, per me, di fare un pezzo del sentiero Italia, approfittando di questo progetto di Manfredi. Ora c’è anche un interesse “scientifico” che però dovete pazientare per leggere. Avremo modo di informarvi su quello che ne verrà fuori dopo che il Gufa Trekking sarà terminato e con i colleghi avremmo fatto tutte le valutazioni e le analisi di quest’esperienza del nostro campione. Quindi per la parte “professionale” mi rileggerete in autunno mentre per il racconto di questa mia esperienza personale, alla prossima occasione.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Ciao Adalgisa, come ben sai ho sempre saputo che sei dura testarda e temeraria come una perfetta abruzzese, ho sempre creduto nella tua inteligenza e professionalità, ti ho sempre elogiata con tutti quelli con cui di te ho parlato, ma questa volta mi hai proprio stupito, perché quando hai iniziato questo viaggio avevo,come Manfedi, nutrivo piccolo dubbio, ma ora mi posso ricredere, sei GRANDE anche in questo.Ricevi un bacione dal tuo carissimo cognato. Smachhhhhhh. Tieni duro e vedrai che Manfredi crollerà prima di te. Ciao

Francesco Alloro ha detto...

Ho cominciato a leggere senza avere la curiosità della lunghezza deltuo racconto, non ho fatto cioè uno scrolling preventivo con il mouse; mi sono lasciato trasportare da una fluida lettura e dal pathos che parola dopo parola saliva. Non conoscendoti se non per i poche scambi verbali attraverso Skype, non mi sarei aspettato di leggerti in maniera così bella e coinvolgente. In questo momento invidio la tua condizione di stanchezza ma di altrettanta ed incontenibile felicità. IO adoro andare attarverso i sentieri della Riserva Naturale di Monte Genuardo - non è l'Aspromonte, per carità - ma anche qui si respira la stessa aria e l'ebrezza dei sentieri boschivi. Adesso che il mio ginocchio e completamente guarito posso pensare più concretamente di accentuare ed allungare le mie passeggiate nel bosco.
Manfredi è mitico, e dalle tue parole traspare anche un certo funambolismo naturale, una specie di simbiosi con il mezzo in cui si trova a "nuotare". Un abbraccio affettuoso ad entrambi!!!

tam ha detto...

non ti conosco purtroppo e quando ho letto che accompagnavi Manfredi ho avuto una sensazione d'intrusione ma leggendo il tuo meraviglioso racconto ho cambiato decisamente idea:Lui ha davvero il dono della positività l'ho conosciuto attraverso il computer in un momento terribile della nostra vita ma questo sconosciuto che incitava sempre a pensare bene ci ha aiutati davvero e poi conoscerlo di persona è stato naturale come incontrare un vero amico.. ciao adalgisa so la sofferenza (ma anche la gratificazione) di camminare per ore con un grande zaino sulla schiena e credo tu sia davvero in gamba ciao manfredi in bocca al lupo a tutti e due tamara