ex capra
Lucio e Daniele
Verso Gangi
Francesca e Manfredi
Nicola e Francesca
un bel gruppo di Trekkers
maiale selvatico dei Nebrodi
Accampamento estivo
L'Etna mi controlla sempre
Spuntino con caciocavallo
Maiale?
Tre amici molto simpatici
Lago di Maulazzo
Sono le sette e trenta quando Manfredi lascia Floresta, entra nel percorso dei Nebrodi mediante la solita antipaticissima strada asfaltata, le mosche lo perseguitano per tutto il tempo che rimane al sole, la zona ricca di pascoli attira questi noiosissimi insetti che lo abbandonano appena entra nel bosco di faggi, una sorpresa gradevole viene dalla quantità di maiali selvatici tipici di questa zona, sono di colore marrone con chiazze bianche, non scappano, si allontanano tranquillamente ed è pertanto facilissimo fotografarli.
Trentacinque km di dorsale attraverso boschi e radure che danno panorami a 360 gradi, laghetti e tante persone, ma solo due spagnoli con lo zaino, gli altri in macchina, moto, cavallo e mountain bike.
Arriva a Femmina Morta, al Rifugio Villa Miraglia e mette la tenda nel prato, c’è chiasso attorno a lui, osserva tutta quella gente ed è osservato, ma non comunica con loro, li sente troppo distanti dal suo modo di vivere; stasera a letto presto perché ieri sera non riusciva a prendere sonno, i piedi, quella parte importantissima per il suo cammino sono probabilmente al limite.
Domani partirà per arrivare a Gangi, non sarà facile per lui altri 40 km dopo i 35 di oggi, ma se riuscirà a centrare il bersaglio potrà riposare qualche giorno visto che la tappa di Gangi era prevista per il giorno 23/7 !!!
Colpo di scena, dopo aver ottimamente cenato presso il ristorante, la signora Francesca, contitolare insieme con Nicola, Calogero e Mariella, forse impietosita dallo stato di disagio che la tenda avrebbe creato a Manfredi, gli propone una brandina completa di materasso da sistemare dentro la struttura alberghiera!
Manfredi corre a togliere dalla tenda: computer e materiale scientifico e si sistema per la notte, sperando di avere maggior fortuna nel prendere sonno, ieri sera ha dormito solo tre ore e se vuole arrivare a Gangi….. DEVE RIPOSARE!
E’ proprio vero, sulle montagne le persone sono migliori, oppure migliorano, sarà l’aria, sarà che vivere a contatto con la natura, quella non rovinata dal progresso ci rende più pazienti, più portati ad ascoltare, i sensi si acutizzano e probabilmente anche il nostro cuore, la nostra amabilità, tutto in noi torna alle antiche abitudini, all’educazione che i nostri vecchi ci hanno lasciato nel DNA.
Ricordate che Manfredi ha sempre affermato che “nulla è per caso”? Ebbene da quando è partito ha sempre imboccato la strada giusta, incontrato le persone migliori…. è un caso? Noi non lo crediamo, pensiamo invece che il nostro amico si fa voler bene da tutti, anche i più ostici cedono davanti a lui e questo, credeteci, non è mai per caso.
E siamo giunti al 21 mattina, dopo una bella colazione e con i saluti affettuosi di Francesca e Nicola, Manfredi riprende il cammino, un poco di asfalto e poi entra nel sentiero, le indicazioni messe dal Parco non sono abbondanti ed i cartelli scoloriti dal sole sono illeggibili, sbaglia un paio di volte ma riesce sempre a correggere la rotta, ormai è un esperto, ma comunque è consapevole che l’insidia è sempre pronta a portarlo fuori strada.
Questa parte dei Nebrodi è meno coperta da foreste, tuttavia l’acqua è sempre molto presente, il caldo asfissiante e le mosche lo costringono a soste prolungate in zone d’ombra.
Si immerge in una “gebbia”, abbeveratoio per mandrie, il refrigerio è incredibile, sembra quasi assopirsi quando una vacca immerge il muso per bere e dietro di lei molte altre si apprestano a farlo… Manfredi schizza fuori intimorito da tanto osare e le guarda arrabbiato.
Riprende il cammino e giunto a Portella dell’Obolo dietro indicazioni di Lucio e Daniele, due allevatori, scende lungo un pendio verso una strada asfaltata.
Ricordate l’asfalto in Calabria che aveva causato le piaghe al piede? Qui il calore che sale dal manto nero è visibile, gli oltre 40 gradi a livello del terreno salgono sicuramente e lo costringono a frequenti soste, sono le ore più calde, l’acqua è finita, il peso dello zaino insopportabile, lo sconforto è pronto a manifestarsi quando Gangi appare, bellissimo paese, ricco di storia e vivo, la gente lo guarda, gli sorride. Entra in un bar: granita di limone, Lucio! Qui dicono che le montagne non si incontrano mai ma i volti della gente si… infatti è Lucio, l’allevatore incontrato alla Portella dell’Obolo, viene portato a casa dove trova Lucia, la moglie, le figlie Irene e Simona ed il piccolissimo Paolo, di tre mesi, qui mangia e beve e parla, parla, parla. Poi Lucio lo porta all’agriturismo Capuano e li….. scopre che Totò Lovecchio è molto meglio di come se lo era immaginato: cordiale, simpatico, geniale e …. Unico!
Parlarvi di Totò per come lo ha descritto Manfredi, ci sembra un poco esagerato ma comunque vi riportiamo le parole che il nostro eroe ha pronunciato, senza togliere una virgola:
- Pensate al Paradiso, togliete le nuvole, gli angeli, i cherubini, tutti i santi e circondate ciò che vedete da montagne gialle, intervallate da macchie verdi attorno a casette ordinate, qua e là ponete dei terreni coltivati a vigna, enormi piante di eucalipto, macchie coloratissime di oleandri, boschetti di peri selvatici e tantissimi animali al pascolo. Su una collina immaginate un Agriturismo con belle verande, frutteti, fiori, tanti fiori ovunque, in questo contesto immaginate un uomo che con chitarra ed armonica canta una canzone bellissima….. ecco, vi ho presentato dove ora mi trovo, sono arrivato alla mia terza tappa importante, la prima è stata BARREA, l’ideale porta verso il mio amato SUD, la seconda era Villa San Giovanni, dove volevo dimostrare l’invincibilità dell’UOMO, la terza, il momento della calma, dei ripensamenti, del bilancio di un’impresa che sembrava impossibile, qui per me era importante arrivare integro nel corpo e nella mente… qui sapevo di trovare una famiglia che mi avrebbe accolto con rispetto e amore, qui sapevo e sentivo di trovare l’energia per fare gli ultimi importantissimi passi verso la realizzazione di un’idea.
- Con Totò ieri sera abbiamo cantato e suonato insieme come due vecchi amici, sua moglie Angela ci ha preparato una gustosa cenetta ed è rimasta ad ascoltarci.
- Vorrei fermarmi qui, interrompere il mio viaggio, costruire con Totò qualcosa, un progetto di parole, musica, pensieri, azioni….
- Sento che con lui riuscirei ad esprimere al meglio la mia vena artistica, nella mia vita ho recitato, cantato, suonato… gli input che l’estro artistico che è in me mi ha mandato sono stati tantissimi, ma la vita che ho condotto fin qui mi ha impedito ad esprimerli nella maniera più completa….
- Io sono un saltimbanco, ho sempre voluto un pubblico su cui riversare le mie capacità espressive, qui potrei iniziare una nuova vita… ma devo continuare il mio cammino, ho una moglie meravigliosa, un figlio ed una figlia affettuosi, una nipotina che ha perso le tracce del suo nonno da troppo tempo, non voglio più togliere ai miei cari un solo giorno della mia presenza, mi sembra di essere stato esiliato dal loro amore e perciò, con tantissima tristezza lascerò anche questo paradiso, i tanti amici che ho lasciato per strada, per tornare sulla mia strada, verso giorni di caldo, sudore, stanchezza e sete, per avere il premio di poterli riabbracciare…. tutti.-
Totò Lovecchio, cantautore folk, uomo rude e sincero di Sicilia, amabilissimo e coriaceo, geniale e pigro, attivo e indolente, simpatico e scontroso… ma fiero e sincero nello sguardo e nelle parole, mi ha dedicato una delle sue canzoni più belle: “Cammina cammina”, vorrei poterlo avere ad Erice, all’arrivo, sentire la sua voce roca che intona quel canto, per sorridere commosso da tanto amore e correre felice a riabbracciarlo.
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