Manfredi, Assunta, Domenica Manfredo
Nella mia continua e monotona convinzione che mai nulla é “per caso”, oggi dopo aver aspettato qui al B&B Antiche Querce la chiave per entrare, è arrivato il titolare: ing. Manlio Jadanza Lanzardo, a parte avere la mia stessa data anagrafica, allo scambio dei biglietti da visita, “per caso”, entrambi avevamo utilizzato lo stesso fornitore con la stessa identica grafica, inoltre nella famiglia che si occupa della struttura, “per caso”, il maschio dominante si chiama Manfredo…
Lasciando da parte queste sciocchezze vorrei parlarvi di Castelpizzuto: il paese abitato da circa 150 anime, a detta dello Jadanza… eroiche, è molto ben tenuto, con palazzi e case ricchi di storia e abbellimenti patrizi, tra cui portali ad arco di stile veneziano in pietra locale, travi a vista ed un particolare e molto bel arricchimento del sotto spiovente dei tetti, di chiara origine tardo laziale, effettuato con i coppi saldati con calce in cui le rondini riescono a costruire molto bene i loro nidi.
(vedrete nelle foto allegate questi particolari fregi).
Il paese presto vedrà crescere le presenze dei turisti grazie alle idee dello Jadanza, grazie all’impegno dell’Ente Parco e grazie alla ormai famosa gentilezza e cordialità dei suoi abitanti.
Da parte mia ho preso l’impegno con il mio coetaneo che d’ora in poi alternerò con il suo nome: Manlio, di “risentirci” per dare a questo magico ed antico luogo il prestigio che gli spetta.
Da qui le escursioni verso il Matese sono immediate e affascinanti, con crinali e panorami di rara bellezza, i sentieri curatissimi e la scelta degli stessi molto vasta:
Gli olivi secolari di Venafro, la foresta dei monti Caruso e Gallo, l’area naturale del torrente Callora, le grotte di Campochiaro, il lago Occhito, la catena delle Mainarde e la possibilità in brevissimo tempo di “sconfinare” nel Matese, a Campitello con il bosco di Pietra, e l’incredibile bellezza del monte Miletto...
Qui i progetti sono tanti, come le idee, quella ad esempio di poter allevare asine da latte per tornare agli antichi sapori ed ai prodotti naturali ed efficaci, si è sempre saputo, ad esempio, che il latte di asina è utilissimo per la crescita e lo sviluppo dei bambini.
Insomma a Castelpizzuto fanno le cose per bene, la dimostrazione è anche una nuovissima zona ludica, al momento poco utilizzata proprio per la carenza delle presenze, ma io sono più che convinto che Manlio, il mio coetaneo, il titolare dello stupendo Bed and Breakfast Antiche Querce non starà con le mani in mano, noi del 47 siamo geniali, abbiamo le idee ed i frutti del nostro continuo pensare li facciamo vedere….. sempre.
Elenco degli amici che lascio qui:
Assunta, Domenica, Manfredo, Manlio,
INFO
DESCRIZIONE
Piccola comunità di montagna (la più piccola dell’intera regione), di antica origine e con un’economia ancora basata sull’agricoltura e sull’allevamento bovino. Il territorio comunale, prevalentemente collinare, è segnato dal corso del torrente Lorda, tributario del Volturno, ed offre la visita di rilievi coperti di bosco ceduo con quote che si innalzano verso sud nei primi contrafforti del massiccio del Matese.
LOCALIZZAZIONE
Si trova alle estreme propaggini settentrionali del Matese ed è raggiungibile unicamente percorrendo la viabilità provinciale che attraverso Longano e Sant’Agapito la collega alla statale 85 Venafrana, alle porte di Isernia. La stazione più vicina (Sant’Agapito-Longano) si trova a 12 chilometri, lungo la linea Campobasso-Vairano. La qualità dei collegamenti è sufficiente, fatte anche le dovute proporzioni con le dimensioni della comunità.
EVOLUZIONE STORICA
Le prime notizie si riferiscono all’età angioina ed attribuiscono la Rocca di Pizzuto o Castrum Piczutum alla famiglia comitale dei d’Evoli, cui succedettero, almeno fino a tutto il Trecento, i conti d’Isernia; il dominio delle terre passò poi alle famiglie Gaetani, Pandone per breve tempo, Capace Galeotta; a cavallo tra il XV ed il XVI secolo il feudo fu acquisito dalla famiglia d’Agostino di Isernia che, per cessione dotale, lo trasmise ai di Blasis di Trivento. Nel 1575 una vendita con patto di riscatto portò il feudo nei possedimenti della famiglia parmense dei Terzi la quale, pur tra le alternate vicende che vedono coinvolti i Marchesano, i Sommaia, i de Vincentiis, mantenne i diritti fino al termine dell’epoca feudale. Seguì le vicende del vicino capoluogo di provincia, incluso il fenomeno del brigantaggio che ebbe qui in Salvatore Fiocca do Longano i Pasquale Cialella di Roccamandolfi i suoi più temuto esponenti, autori di saccheggi ed aggressioni a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo. Nel 1807 il comune fu accorpato a quello di Sant’Agapito ed inserito nel distretto di Isernia, governo di Monteroduni; nel 1815 tornò autonomo e fu trasferito al circondario di Cantalupo nel Sannio. Nel patrimonio architettonico figurano l’antico castello (che, profondamente modificato in epoca rinascimentale e trasformato in residenza signorile, conserva solo in parte la struttura originaria) e la vicina chiesa parrocchiale, di epoca medievale ma anch’essa più volte rimaneggiata.
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