FINCHE' AVRO' UN' IDEA ORIGINALE ......... IO SARO' LIBERO |||
Trekking equestre Cogorno / Suvero maggio 2007
22 Aprile 2007
Mi ha telefonato Chicco, dicendomi di preparare il terreno da Cogorno fino al monte Zatta, per collegarci all'Alta Via e raggiungere i Casoni di Suvero.
Preparare il terreno vuol dire tracciarlo per poi poterci passare con i cavalli.... e cosi Lisa la mattina dopo alle 6.30 mi ha portato con la macchina sul Monte san Giacomo.
Alle 07,00 ho cominciato a salire. strada asfaltata con vista incredibile a sud/ovest tanto mare, Portofino, capo Corso, Chiavari, Lavagna, a nord/est il monte Ramaceto, il monte Zatta e la vallata di Ne.
Dopo 50 metri, sulla destra bel sentiero, segnavia bianco/rosso, miniere di ardesia ben recintate, il sole sta spuntando quando arrivo sul monte Crocetta, un crinale bellissimo, poi scendo verso una colla e si incontra il sentiero che sale da Cavi, si supera e da qui non trovo più segnavia, devo fare delle tacche sui tronchi.
Arrivo sul monte Capenardo e dal mare appare Sestri Levante, è stupenda da quassù, a sinistra c'è uno sterrato, non lo faccio, salgo ancora e metto le tacche, scendo il versante ad ovest ed arrivo ad una colla dove c'è una baracca con tavolone di ardesia, barbecue, acqua.... bel posto per sostare, lato mare, sotto di me un paese, guardo la cartina.... si chiama Loto.
Salgo ancora, in mezzo a vegetazione disordinata, mi sono portato l'accetta e allargo il sentiero e metto tacche, attraverso un crinale di cenere e carbone, il fuoco mi aiuta ad arrivare ad una casa.
In casa c'è qualcuno ma non si fa vedere, trovo un sentiero ed arrivo ad una cappelletta sotto un traliccio dell'alta tensione... incrocio un altro sentiero segnato, è quello che sale da Casarza Ligure, da li inizia un sentiero bellissimo che mi porta al passo di Bargone, strada asfaltata.
Dal passo inizia una carrareccia contrassegnata con un rombo rosso, salgo fino a dove costeggia una cava di pietre, a destra inizia un sentiero che poi scende verso il mare, torno indietro e decido di fare un fuori pista, aggiro la montagna dal versante nord, pietroso e franoso, ma arrivo subito sul sentiero 5T, è uno sterrato largo, tutto in piano, arrivo al rifugio del monte Porcile, e poi al passo Biscia, scendo verso Arzeno, autobus e in mezzora sono a S; Salvatore, a casa.
Il 30 mattina arriva Chicco con al seguito Giovanni e le rispettive consorti, posteggiamo i trailer sotto casa mia e dopo una bella mangiata di pesce, verso le 14, dal piazzale della Madonna di Caravaggio saliamo verso il monte san Giacomo, passando dal bosco di Breccanecca, dal sentiero delle portatrici di ardesia, c'è un bel monumento...alle 18,30 siamo alla colla del Monte Domenico, nella baracca, accendiamo il fuoco, io faccio il risotto con le cipolle, buon vino e...grappa. Dormiamo nei sacchi a pelo, riscaldati dal fuoco.
Il mattino è un po nuvolo, stanotte ha piovuto, seguiamo le mie tacche e, superato il passo Bargone, Cristina dice di voler camminare un poco, scende, prende i miai bastoncini ed io salgo a cavallo... beh! da quassù è un'altra cosa, è bello andare su una macchina viva, ci si sente tutt'uno con questa massa di carne e muscoli. Dopo la cava, prendiamo la carrareccia col rombo, ma non facciamo il fuori pista, seguiamo il sentiero che ci fa scendere molto per poi risalire ed arrivare al 5T.
Superiamo il passo Biscia e sul monte Chiappozzo io faccio la diretta, ripida e pietrosa e loro con i cavalli fanno una diagonale lato ovest del Chiappozzo per arrivare a ricongiungerci sul crinale che porta verso il monte Zatta, lo aggiriamo e seguendo il segnavia AV, in breve giungiamo a Colla Craiolo. Dormiamo in un Agriturismo. Piove tutta la notte.
Il giorno dopo 2 maggio viene mia moglie, ci porta a Cogorno, prendiamo le macchine con i porter e torniamo a Colla Craiolo, carichiamo i cavalli e via asfalto arriviamo da Mauro, ai Casoni di Suvero.
Ceniamo e dormiamo li, i cavalli sono in un grande recinto a pascolare.
3 maggio, si parte lungo l'Alta Via in direzione Alpicella, prendiamo per Parana, Montereggio, fra sentieri ed asfalto arriviamo al bosco di Rossano, incredibile, qui ci sono castagni enormi, e ci si sente come in un' altra dimensione, nessun rumore, pace, tantissime felci e, in fondo alla valle una spettacolare fioritura di maggiociondoli, arriviamo ad una curva dove è segnata una cascata da vedere, ci inoltriamo ed infatti lo spettacolo è fiabesco, non ha una grande portata, ma scivola sulle rocce e cade in un laghetto poco profondo che fa da ingresso ad una grotta rivestita di muschio e piccole felci.
Ci fermiamo a mangiare in un paesino di circa 20 case, c'è un mulino molto particolare, ci dicono che non sanno definirne l'anno di costruzione, ma è vecchio come il mondo.
Arriviamo a Zeri, poi Noce, saliamo fino al Passo dell'Adelano e sul sentiero E/1 ci fermiamo ancora a riposare, siamo tornati su percorsi conosciuti, finora abbiamo camminato nel misto, ora siamo nella civiltà, abbiamo i segnavia europei.
In poco tempo arriviamo al Passo del Rastello (o Rastrello), qui incontriamo Mauro con il suo fuoristrada, Cristina va con lui ed io posso scatenarmi insieme agli altri due in una galoppata di 10 km che ci riporta ai Casoni di Suvero.
I Casoni di Suvero sono stati e saranno sempre molto importanti per me, qui ho saputo che esisteva l'Alta Via dei Monti Liguri, contrassegnata con il simbolo AV, quando ho chiesto a Mauro cosa significasse, mi aveva risposto...Adelmo Volpi, suo padre, poi mi ha spiegato invece l'esistenza di questo percorso. E' stata la curiosità e la certezza che partendo da Ventimiglia
sarei arrivato dall'amico che mi ha fatto amare il Trekking.
Etichette: manfredi salemme, natura, sport estremo
Alta Via dei Monti Liguri 2005
MARTEDI 24 MAGGIO 2005
Qualcosa mi ha svegliato, sono le 6,30, scendo in cucina, guardo fuori, bel tempo, asciutto, sono deciso: parto.
Lisa mi accompagna alla stazione di Chiavari, faccio il biglietto di sola andata per Ventimiglia.Lo zaino era già pronto da quanche giorno: barrette energetiche, pillole di aminoacidi ramificati (mi ha spiegato Christian che non mi faranno venire l’acido lattico), borraccie, torcia elettrica frontale, coltellino, tenda, macchina fotografica, telefonino, abbigliamento tecnico, da perfetto escursionista, insomma credo di aver pensato a tutto… ma sopratutto la determinazione di fare tutta l’ALTA VIA DEI MONTI LIGURI... 440 chilometri seguendo un segnavia, attraverso la mia regione.
Mentre aspetto il treno mi sento in uno stato di agitazione, di confusione, penso all’ICI, al 730, ai muratori che dovrebbero venire stamattina per togliere due grosse radici dal giardino, abbattere e ricostruire un muro, i pomodori da legare, lasciare Lisa da sola con tutti i problemi da risolvere..... ZAC, il mio boxer.
Arrivo a Savona, alle 12,28 riparto per Ventimiglia, in stazione ho comprato un quaderno per scrivere durante il viaggio e la settimana enigmistica.
A Ventimiglia mi dirigo subito verso il punto da dove inizia il percorso, è un tunnel sotto la ferrovia, in un bar faccio uno spuntino, carico le due borraccie e alle 15,00 inizio.
Subito salita dura, alle spalle ho il mare, sento di lasciarlo, ma forse da lontano riuscirò a vederlo ogni tanto.
Io sono nato a Portovenere, ho sempre vissuto al mare ed ho sempre vissuto il mare col rispetto che merita, mi sono sempre piaciute le traversate, da Rapallo a Chiavari il giorno che ho compiuto 50 anni, da Vulcano al porto di Lipari, ho partecipato a gare come master della Chiavari Nuoto e del Nuoto Club Sestri Levante, la competizione mi é sempre piaciuta, ma la montagna non la conosco.... so solo che ho sempre fatto delle cose per me, per vedere i miei limiti e sono sempre riuscito a raggiungere l’obbiettivo… ma qui è dura, il sudore mi sta inzuppando magietta e pantaloni, aggiungo una bustina di sali in una borraccia e bevo.
Passo fra villette con gente che da acqua ai pomodori, mi salutano, uno mi dice: guten tag, mi crede teutonico, probabilmente lo sono di carattere, rispondo: “tag”.
Sono sopra un bel paesino, guardo la cartina..... Dolceacqua..... bellissimo da quassù;
Ore 18,20.... La Colla! Prima tappa!
Mentre cammino conto 1 2 3 4 5 6 7 8, bastoncino sinistro in sincronia col piede destro, un grugnito spaventoso, sconosciuto, un cinghiale se ne va arrabbiatissimo e lo sento nelle vicinanze che continua a grugnire, allungo il passo, ho visto i cani del mio amico Mauro lacerati dai cinghiali..... e se avesse i piccoli?
Bevo, continuo a bere e ogni tanto mi appoggio a qualcosa per ellentare la rtensione dello
zaino alle spalle
La tappa n° 2 é quasi tutta su rotabile militare, una salita interminabile, meno male che ogni tanto trovo dell’ombra. Alle 21,00 sono al bivio Monte Airole, un principio di crampo alla coscia destra mi fa capire che devo fermarmi.
Monto la tenda in uno slargo dove c’é un po d’erba, mangio una barretta ai frutti di bosco, è densa e nutriente, la fame mi passa ma mi fa venir sete, bevo, mi è rimasta meno di mezza borraccia.
Alle 21,20 mi sdraio, faccio fatica a dormire, mi sento sconquassato, ho caldo ai piedi, vorrei lavarli….. ma ho poca acqua, li tengo fuori dalla tenda, mi alzo, ricordo di aver visto in un film che lui camminava a piedi nudi sull’erba, lo faccio anch’io...... va un po meglio, guardo il cielo….. quante stelle! Cerco un salellite. Col mio amico Sergio, in Corsica lo avevamo visto...... lo vedo, lo seguo per un po e poi penso: io quassù non sono solo, l’Universo attraverso le stelle mi vede, mi sente, mi protegge!!! Invece giù a Chiavari quando sono circondato dalle macchine, dai semafori, da tutta quella gente, io non esisto, sono parte di un tutto indefinibile, no, qui non sono solo.
Torno in tenda, l’aria si è un po rinfrescata e poi domani all’arrivo c’è la Fonte Susena, non mi accorgo di addormentarmi come un sasso.
25 MAGGIO
Ore 06,00 smonto la tenda, colazione con una barretta di pistacchio, buonissima, finisco l’acqua. Inizio la 3^ tappa alle 06,30. C’ò una casa, da una finestra un fili elettrico entra nel cofano di un fuoristrada, forse per tenere la batteria sotto carica, davanti alla porta una confeziobe dasei bottiglie di acqua minerale, prendo una bottiglia lasciando un biglietto da 5 euro...... sento una voce - lascia lì quell’acqua, è gasata, a te fa male, devi camminare e riprenditi quei soldi, prendi tutta l’acqua che vuoi da quel serbatoio azzurro-, solo la voce, nessun volto... obbedisco. Al serbatoio riempio le borraccie, bevo e mi lavo i denti, mentre vado via grido un grazie, mi risponde un grugnito, sorrido.
Decido di fare la variante bassa, capisco dopo poco di aver sbagliato, i segnavia sono raris
simi e sbiaditi, passo un tunnel con sopra il simbolo del fascio littorio, trovo una fontana….. acqua non potabiile……
bevo lo stesso!
Continuo fra sterrato e sentieri earrivo a Colla Sgora, incontro il fuoristrada con a bordo il grugnito, lo ringrazio ancora dell’acqua, gli chiedo indicazioni, mi dice di attraversare quel prato e poi: - a quel prato sopra vai sulla sinistra- comincio la salire, salgo per mezz’ora, nessun prato, una strada asfaltata..... comune di Pigna! (era meglio fare la variante alta).
Torno indietro e finalmente ritrovo il segnavia, arrivo a Colle Scarassan, trovo un bel prato e alle 12,30 ho già montato la tenda, mangio una barretta, lavo una magietta e i calzini in una pozza d’acqua, li stendo al sole e mi sdraio, il panorama é stupendo, prati a vista d’occhio e in lontananza bellissime montagne che a breve raggiungerò, provo a capire dalle cartine quali siano se il Toraggio, il Pietravecchia, il Saccarello..... forse sono ancora lontani.... mi fanno un po paura, ho letto del sentiero degli Alpini..... scavato nella roccia, a strapiombo.... ne sarò capace? Mi alzo, devo trovare dell’acqua. In una specie di rudere con porta col lucchetto entra un tubo nero, trovo uno spiraglio, riesco ad infilarmi, le ortiche mi ustionano le gambe ma una volta entrato vedo un rubinetto..... ACQUA !!!! Torno alla tenda, porto le borraccie al rustico, lavo meglio maglietta e calzini, stendo di nuovo la roba al sole, sono felice, sono riuscito anche a lavarmi, mi sento bene, ma cosa faccio qui? Sono le 13, smonto la tenda e riparto, arrivo al passo Muratone, al rifugio Muratone..... bellissimo, completamente
ristrutturato dal Cai di Imperia, chiuso dal Cai di Imperia, per la chiave...... rivolgersi al Cai di Imperia, lo so, se mi fossi rivolto a loro mi avrebbero dato assistenza, ma io sono come quei tedeschi o belgi o …… che vengono qui sull’Alta Via, non lo sanno loro che bisogna chedere....... nessuno ti lascia la porta di casa aperta, nessuno.
Vado avanti deluso, amareggiato, sconfitto, dopo poco resto affascinato da un branco di cavalli, sono bellissimi, liberi, forti, mi danno la loro forza, lo sento. Li seguo o sono loro che mi trascinano sempre più in alto. E’ quasi il tramonto quando mi rendo conto che sono sul Monte Toraggio, c’é un bel prato, monto la tenda accanto ad un rustico, il panorama é incredibile, il cielo si accende, poi si spegne e si illumina del freddo chiarore delle stelle.... le stelle fredde.... sono miliardi, sono quelle di ieri sera, le ho ritrovate, sono protetto! Mi addormento soddisfatto pensando al sentiero degli alpìni, al Pietravecchia, al Saccarello, troverò la neve? Dormo benissimo.
26 MAGGIO 2005
Ore 5,30 sveglio, colazione, le pastiglie di aminoacidi sono troppo pastose, mi fanno venire sete, non ne prendo più, o almeno cercherò di ridurle.....
Smonto la tenda, aspetto che il sole arrivi fino a me per riscaldarmi un po, mi sono svegliato infreddolito, alle 6,30 inizio la salita per Fonte Dragurina, per raggiungere il rifugio di Sella d’Agnara, al rifugio mi farò la doccia, la barba,e mangerò qualcosa di caldo, non la solita barretta!
Alle 7,30 sono in cima al Toraggio, c’é una ferrata, non guardo sotto, la supero, poi un’altra e un punto che dev’essere franato e quelli del Cai (suppongo) hanno piantato dei ferri, hanno ricostruito il passaggio..... bravi veramente! GRAZIE!!!!
Un camoscio! E’ bellissimo, sicuro di se fra le roccie, agile e potente, perfetto, mi sento un verme, sono sudato, impaurito, stanco...... e guarda lui! bellissimo e sicuro, veloce, sa dove andare, da dove passare in una frazione di secondo, mi piacerebbe sfidarlo in mare....riesco a fotografarlo.
Arrivo a sella d’Agnara, non ho fatto il sentiero deli Alpini, ho avuto paura, sulla guida dicono che è difficoltoso, pericoloso..... io devo arrivare a Ceparana, ho davanti a me oltre 400 chilometri, cerchiamo di tenere i piedi per terra marinaio!
A sella d’Agnara il rifugio é chiuso.... rivolgersi per la chiave al Cai di .........., al Comune di ......., ora? Ma come? Niente doccia, niente pasto caldo, niente acqua...... trovo 4 bottigliette di aranciata scadute nel 2002, le bevo, sono buonissime.
Mi butto in un prato stanco e demoralizzato, volevo mangiare decentemente, dormire in un letto, parlare con qualcuno.......
Sono le 11 mi riposo un po, poi riparto verso passo Collardente, al passo incontro un tedesco su motocross, mi consiglia di non aspettare ma di salire sul Saccarello in modo da essere a
San Bernardo di Mendiatica verso sera, lì c’è un albergo!
Comincio l’ascesa al Saccarello col tempo che peggiora, c’è un forte vento e sembra che le nuvole stiano per cadermi addosso.
Le prime goccie non mi sorprendono, ho messo i pantaloni pesanti e la giacca in goretex, la protezione allo zaino mi ha datp qualche problema ma ora sono sicuro che é ben protetto, alle 15 arrivo in cima, intravedo nella nebbia la grande statua del Redentore avvolta dalla nebbia, da un segnavia all’altro trovo il sentiero per scendere, sulla sinistra c’é Monesi, così dice la cartina, non riesco a vederla, alle 18 sono a San Bernardo di Mendatica, nel sole, il Saccarello è bellissimo, illuminato dal sole, mi viene voglia di risalire, scendo al passo...... il primo albergo é in vendita, CHIUSO. Il secondo albergo aprirà il 27 maggio.......... DOMANI. Mi faccio le foto con un bel cane Sanbernardo e poi fermo un fuoristrada mi faccio accompagnare a Mendiatica....... AGRITURISMO!!!!!
Menu: sei o sette antipasti, ravioli di spinaci selvatici, coniglio, insalata, dolce, vino rosso, caffé, grappa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sono le 21,30 sto bene, sono profumato, sazio, sereno, pieno di energia, faccio fatica ad addormentarmi, guardo la televisione, mi addormento, sogno.......
27 MAGGIO 2005
La titolare dell’agriturismo mi ha accompagnato al passo, le veniva di passaggio perché la cameriera polacca al mattino la porta su dalle pecore per mungerle e per controllarle, poi la va a riprendere per farla lavorare in cucine e servire ai tavoli, credo che quella ragazza lavori dalle 14 alle 16 ore al giorno, mi veniva voglia di tornare indietro per consigliarle di venire verso il mare, senz’altro avrebbe lavorato di meno e guadagnato di più, poi ho continuato per la mia strada, ma rivedo sempre quegli occhi belli e tristi ed ora penso che ho fatto male a non fare nulla per lei.
Tappa numero 8, tutta su asfalto, perdo il segnavia che mi avrebbe fatto fare un po di sentiero, avrei visto un castello, raggiungo Col di Nava, mi precipito al bar, bevo la mia bevanda preferita, tutta gasata, poi un caffé, da un piazzale pieno di campers riprendo il segnavia, sempre su asfalto..... sono le 11,30 mi fa un po male il piede sinistro, leggo sulla guida che attraverserò campi di lavanda sul monte Airolo a 1221 metri, non ho visto campi di lavanda, c’é molta acqua, molto caldo, bevo e mi bagno la testa più volte, quasi in cima al passo Prale mi fermo sotto un albero a scrivere queste cose, c’é un arietta niente male... mi cambio la magiia.
Al passo mangio, bevo tanta acqua, tolgo le scarpe, mi lavo i piedi, la caviglia non fa male, mi fa male il nervo sopra il tallone........ il tendine d’Achille?
Inizio la tappa numero 9 alle 15, ero di nuovo senz’acqua e pensare che accanto ad una chiesetta c’era una bella fontana...... non ne ho approfittato, poco fa ho incontrato Stefan un ragazzo olandese, mi ha dato un bel po d’acqua.
L’inizio è su strada asfaltata, siamo a 1258 metri e passano le macchine!!!!! Scappo via in una foresta di larici ci sono i tegliaboschi con motoseghe e ruspe, corro su, sempre più su, il sentiero é bellissimo, rocce frastagliate, cespugli di rose canine profumatissimi, una pianta che non ho mai visto comincia a mettere delle foglie che sembrano di velluto, un’altra pianta a cespuglio con dei fiori bianchi a stella, senza odore.
Annuso ogni fiore, ho trovato la lavanda, le genziane, le peonie, le violette ed altri fiori simili alla violetta ma gialli.
Alle 16 sono a Colla Bassa, un mare di fiori gialli e........ in lontananza il.........mare!!!!!
Salgo lungo un crinale, é molto ripido ed il sentiero é quasi impraticabile perché la pioggia ha scavato la terra, ci sono tanti ciottoli e la caviglia mi fa male, arrivo in cima, c’é una croce, una Madonna guarda verso un paese in fondo alla valle, c’é anche la ferrovia.....sulla roccia c’é scritto Monte Armetta 1739, sotto di me Ormea...... si, Massimo parla sempre della sua Ormea, deve avermi regalato anche un libro che parla di questo paese, appena a casa devo leggerlo.....
Trovo in una nicchia un’agenda, leggo qua e la quello che hanno scritto, ieri c’era un tizio, é venuto quassù per festeggiare il suo compleanno...... da solo...... mi sono messo a piangere, forse ha pianto anche lui.
Sulla guida c’é scritto che ci sono le marmotte, le stelle alpine.
Non ho visto nè marmotte nè stelle alpine ma sono fortissimo, se solo avessi un po più d’acqua.....
Qre 21 sono sotto la rocca della spina, ho montato la tenda in un punto in discesa, scivolo nel sacco a pelo, cambio posizione, tengo i piedi verso la parte alta, metto lo zaino come cuscino e non scivolo più, un cuculo mi fa compagnia....... se potessi gli sparerei, é monotono e non la smette, il cielo é sempre bellissimo, non esco a guardarlo perché fuori sento che c’é qualcuno che scava col muso, grugnisce e non mi fa più paura, io devo dormire, lui deve mangiare e poi io domani ho il monte Galero e poi arriverò alla tappa numero 11...... significa il 25% del percorso e a San Bernardo di Garessio forse viene Lisa a trovarmi.
28 maggio
Mi sono svegliato alle 5,30 ora faccio colazione... una barretta allo yogurt, un po d’acqua e mi scaldo al sole che sta illuminando le cime innevate verso la Francia.
Certo che vivere questa avventura é un modo diverso di interpretare la vita, si sente tutto sulla pelle, nel cuore. Mi sento di appartenere alla vita, gli alberi e l’erba, i fiori e gli insetti, gli animali liberi, i fragili corsi d’acqua, l’aria stessa è diversa, anche i silenzi sono diversi, sono più intensi, é tutto amplificato, anche le emozioni, le sensazioni e i fruscii, sono completamente solo, meravigliosamente inserito fra le roccie, ieri ho provato a sentire l’odore della corteccia delle betulle, la betulla é l’albero più bello che ho incontrato, é elegante e gentile, sembra delicato perché quando muore sembra che si sciolga, si sfarina, viene voglia di proteggerlo...
Aspetto che il sole asciughi la tenda, é piena di brina, anche dentro é, bagnata, forse dal mio respiro, alle 7 inizio a cercare il segnavia.
Sono sul monte Dubasso 1538 s.l.m. sono circondato di rododendri in fiore e violette gialle.
Scendo in un fitto bosco di faggi, perdo il segnavia ne trovo uno quadrato, di colore rosso, lo seguo, fa caldo, mi cambio la maglia, sono tutto sudato, verso le 9,30 mi rendo conto che devo aver sbagliato a scendere, arrivo sulla riva di un laghetto, ristorante, macchine, turisti, mi informo e mi dicono che devo risalire il bosco oppure fare uno sterrato verso le fontane, scelgo lo sterrato.
Ho incrociato un ragazzo in fuoristrada, mi ha riportato su al passo, poi mi ha consigliato di salire alla rocca della spina, da li si vede il monte Galero, in cima al Galero ci passa l’alta via. Salgo il monte e trovo il segnavia, sono felice anche se ho perso 6 ore, sono le 12,30 e sono dove dovevo essere stamani appena partito dal Dubasso!!!
La salita del Monte Galero è durissima, una pendenza intorno al 40%, scivolo sull’erba ancora bagnata di rugiada, verso la cima mi sono aggrappato alla montagna, un passaggio laterale su roccia con il vuoto sotto di me, arrivato sullo spartiacque potevo salire comodamente sul punto più alto e invece scendo verso prati verdissimi, il vento mi rinfresca, ce l’ho fatta.
Da lontano sembrava un mucchio di spazzatura, in mezzo al verde, avvicinandomi ho messo a fuoco un bivacco..... si, un bivacco composto da due persone e due cani, le selle, coperte, zaini, mi avvicino e li vedo meglio, mi accolgono con un sorriso.
Chicco e Cristina, i loro cani Noé e Balton, i loro cavalli più lontano a pascolare.
Non sono per niente meravigliati che io venga da Ventimiglia e che vada a Ceparana, mi dicono che sull’alta via si incontrano i tipi più strani e loro stessi non si sentono per niente gente comune, prendo un bel the caldo ai frutti di bosco.
Scendo dal monte allegramente, ci siamo dati appuntamento al passo, ceniamo insieme al ristorante.
Cena stupenda, pesce, pesce, pesce, ho fatto fuori anche quello che loro non mangiavano, alle 23 ci siamo salutati, loro tornano a Ferrania avevano la macchina con il porter per i cavalli, mi aspettano a casa loro, hanno la casa sull’alta via lungo la tappa 17.
Ho montato la tenda, niente barretta, sto benissimo, non sento neppure il traffico.
Prima di addormentarmi ripenso al monte Galero, si vedeva il mare, Albenga, la valle Tanaro, in lontananza si vedevano le Apuane e una macchia appena scura che forse era la Corsica...... e mi addormento pensando a Chicco e Cristina i miei nuovi amici, si, credo di non sbagliarmi a sentirli AMICI, ora basta, dormo.
29 MAGGIO 2005
Stamani appena hanno aperto in bar io ero li, cornetto, cappuccino, caffé.....oggi pausa, ho telefonato a Lisa, viene a trovarmi, mi prendo il sole tutto il giorno.
E’ un continuo via vai di motociclette, sembra di essere sul Bracco, vanno come matti, osservo le moto e mi prendo il sole.
Ho pranzato...... pesce, pesce, pesce......
Ci saranno 30 gradi ma sto bene..... alle 19 arriva LIsa, é bellissima, profumata, elegante come sempre, mi ha portato le ciliege, banane, pomodori, ma lei é il frutto e il fiore più bello che fin ora abbia mai visto, quando se ne va non sono triste perché mi ha detto = sei unico, avevo paura di trovarti sciupato, affaticato, invece stai bene e sento che ce la farai perché ti sento ancora più determinato.
30 MAGGIO 2005
Ore 6 inizio la tappa n° 11
Undicesima tappa vuol dire il 25% del totale............ niente male!!!
Ho messo due calzini piegati sotto il tallone del piede sinistro e così riesco a camminare.
Sentiero facile, sterrato fra castagni e noccioli, in un paesino disabitato ho incontarto un tizio, stava lavorando ad una mola, gli ho chiesto che facesse, mi ha risposto che stava affilando la motosega, gli ho chiesto se mi faceva un caffè.
Ci siamo seduti nella sua cucina e ci siamo presi il caffé, mi ha raccontato che ha lavorato per 35 anni come guardiano alla diga della Val Seriana ed ora abita li, dove c’é poca gente, solo quella che passa sull’alta via, non riuscirebbe a vivere in una città, ci siamo salutati come due vecchi amici.
Faggi, sempre faggi, fortissimamente faggi e poi il monte Carmo 1389 s.l.m. che domina Finale LIgure e poi Foresta della Barbottina e sempre faggi fino al Melogno...... tappa n° 15, arrivo stanchissimo al rifugio Heidi, pasta al forno, stufato di capra, patate al forno, crostata, fragole, vino, caffé............ grappa........ letto.
1 GIUGNO 2005
Ho condiviso la camera con Thierry, un ragazzone svizzero, a colazione abbiamo fatto fuori tutto quello che ci offrivano, ed ora stiamo aspettando un po prima di partire insieme verso le prossime due tappe, intanto scrivo..... ieri ho pensato solo a camminare, ho fretta di andare a trovare Chicco e Cristina, ricordo rocca Barbena e il monte Carmo ma ricordo sopratutto che stavo bene, ho fatto più di 30 chilometri e non mi sento per niente stanco.
Partiamo alle 8, di buon passo, lui parla un po di italiano, io cerco di rispondergli in francese, ogni tanto uno di noi parla la sua lingua madre e l’altro finisce di capire.
Nei punti duri restiamo in silenzio, non c’é sfida tra noi ma nessuno dei due vuol apparire fragile, io almeno stringo i denti. Siamo davanti ad una salita in un tratto scavato dall’acqua, il pietrisco frana, tiro io e lo sento ansimare, mi siedo a terra esausto, si siede anche lui e mi sorride, mangiamo la sua cioccolata.
Ore 10,30 siamo a Colla S.Giacomo..... ore 15,30 arriviamo ad Altare, 30 chilometri in 7 ore e mezza, soste incluse.
Bar nella piazzetta bibita fresca, dolce e...... ci salutiamo, torno sulla via e quando vedo il cartello di Ferrania chiamo Chicco, viene a prendermi Cristina, le porgo un mazzolino di fiori di campo, mi porta a casa loro: bella villa circondata da un bel prato, piscina...... mi faccio una doccia e mi butto in acqua, nuoto con vigore, il figlio Andrea va a mettersi il costume forse per tenermi compagnia, ma sono sfinito, esco dall’acqua, mi sdraio al sole.
La sera siamo a mangiare a casa del fratello di Chicco a Savona..... pesce, pesce, pesce.
Ho dormito come un principe, in taverna, circondato dal profumo delle formaggette, avvolto da quello della cantina, mi sono portato giu un bicchiere, ho assaggiato tutte le grappe.
Oggi resto qui da loro cucino io, per primo gli faccio il risotto con le bietole, per secondo cosciotto di agrello allo spiedo. C’é anche Filippo l’altro figlio, un ragazzo tutto studio e sport, amante della fotografia, mi ha fatto vedere la sua migliore produzione, va fortissimo in mountain bike.
La sera con Chicco facciamo progetti, lui vorrebbe percorrere l’alta via dal Bocco a Ceparana con i cavalli, gli ho promesso di verificare il percorso.
Potrebbero partire dal Bocco, fare la prima giornata con pernottamento in tenda, dormire da Mauro ai Casoni di Suvero e trovare la macchina col porter a Ceparana.
Ci salutiamo commossi, siamo amici ormai.
3 GIUGNO 2005
Ore 9 mi ha svegliato Chicco, preparo lo zaino e parto da casa loro, saluto i cavalli Ribot e Jolly che pascolano nel prato lungo la provinciale, continuo per un po su asfalto poi davanti ad un gigantesco olmo entro nel sentiero, riserva naturalistica dell’Adelasia... Cristina mi ha raccontato della nobile Adelasia, il 19 giugno ci sarà da loro una commemorazione storica in abiti dell’epoca e la loro famiglia ha contribuito in passato e tutt’ora contribuisce per la riuscita della manifestazione, sarò senz’altro da loro in quei giorni.
Continuo a camminare, arrivo al ristorante Le Meugge, prendo un caffé, proseguo, percorso adatto all’escursionismo equestre in boschi di faggi, al colle del Giovo incontro parecchi gruppi di cavalieri, sono bellissimi in questo contesto, mi sembra di essere tornato indietro nel tempo.Sono ora nel parco del monte Beigua, passo dai cartelli della riserva litoranea di ponente a quelli che indicano “riserva litoranea di levante”, sento che tra poco entrerò nella provincia di Genova.
Ore 10,30 sono davanti al cartello della tappa 18. Sotto dei tralicci dell’alta tensione mi sbaglio, seguo dei segni rossi su esili tronchi, continuo a scendere, arrivo ad un ruscello, mi lavo e lavo i calzini, risalgo su una strada asfaltata, ho raggiunto un gruppo di case mangiando dei biscotti, ho chiesto indicazioni e mi hanno risposto che devo risalire su per la strada asfaltata fino al passo del Giovo.
Inizio subito la tappa 19, bevo la mia solita amata bibita, un caffé, caldo, sole sul collo, subito salita dura poi castagni, castagni, castagni, poi faggi, sempre faggi, ma almeno c’é ombra, incontro 3 ragazzi in mountain bike, mi fermo a parlare con loro, poi ci presentiamo, Roberto, marco, ……. ed io Manfredi, di nome, uno fa:-MANFREDI? Ma si, infatti mi sembrava di conoscerti! Abbiamo fatto la settimana bianca ad Arabba nel 86 !!! Con le poste, tu eri col marito di Danila, il tuo collega, l’avvocato!!! Ci abbracciamo sbalorditi, ci scambiamo i numeri telefonici, ci salutiamo. Riprendo a salire, d’un tratto il bosco si dirada, inizio a vedere dei mostri orribili: le antenne televisive e gente, tanta gente, macchine, bambini, cartacce, bottiglie di birra. Entro nel rifugio tutta gente che mangia che grida, cameriere che attraversano le sale, odore forte di fritto, bevo 2 birre e scappo via, scendo verso Pra Riondo, scatto qualche foto verso il monte di Portofino avvolto nella foschia, sbando per effetto delle birre, sono a Genova, sono a casa, arrivo a Pra Riondo, c’é un albergo rifugio tranquillo, prendo la camera, mi faccio una lunghissima doccia, lavo e stendo un po di biancheria, ceno a base di ravioli e carne e mezzo litro di vino rosso, vado a letto e dormo benissimo, sembrava il mio cuscino, io ho un cuscino che ho portato con me nei tre anni di marina e nella casa da sposato, ha almeno 40 anni, ogni tanto cardo la lana, la metto al sole e diventa gonfio, altissimo, ma é perfetto quando la lana si arriccia e fa i grppetti… dormo benissimo.
4 GIUGNO 2005
Sveglio alle 7, colazione, partenza alle 8.
Cammino e comincio a vedere vasti agglomerati del ponente ligure, vertiginosi panorami sul mare, non mi volto mai e se lo faccio non fotografo il Beigua, di fianco al monte Argentea trovo un rifugio del Cai aperto, con acqua, coperte, tavolino e panche, stufa con la legna pronta e gli accendini, poco lontano addirittura una sorgente!!!! Penso che dovrebbe essere sempre stato così, ma comunque é andata bene e sta andando anche meglio, Bric del Dente, Bric Geremia e poi...... Forte Geremia splendidamente ristrutturato, il Monte Giallo, al passo del Turchino stavo per visitare il sacrario dell’eccidio, sono andato oltre non prima di aver pensato un poco a quella povera gente disgraziata.
Sono sceso a Masone, avevo voglia di caffé di gelato, al ritorno ho preso l’autobus, di fianco alla fermata, prima del tunnel ho ripreso il sentiero, monte veleno e monte Martin (bellissimo) purtroppo con qualche nuvolaglia che toglieva di tanto in tanto la visibilità.
Ho lasciato poco fa Benedetto e Matieu, una coppietta di belgi che stavano gia montando la tenda, stanno facendo tutta l’Alta Via da Ceparana a Ventimiglia, sono passati dai Casoni di Suvero, hanno conosciuto Mauro.
Ore 20 Colla di Praglia, ho avuto alla mia sinistra fin ora il santuario della Madonna della Guardia.
Cercando il ristorante (forse sarei dovuto rimanere sull’asfalto) sono arrivato a superare la tappa 23, supero Piede Sud, Bric Guana..... metto la tenda alle 21,30, stanchissimo.
5 GIUGNO 2005
Sono le 5,50, smonto la tenda e verso le 6,30 riprendo il cammino, voglio arrivare alla tappa 27, Passo della Scoffera, nomi conosciuti, paesini che ben conosco, mi sento euforico, ho già superato da un po il 50 % del percorso, il più difficile é passato, le cime alte, ora ogni volta che arrivo in un posto so esattamente dove mi trovo, comincio a non guardare più la guida, anche se dovrei, probabilmente mi perdo qualcosa, ma l’importante é andare avanti.... avvicinarsi alla meta, passo dopo passo.
Ore 9,45 sono alla Bocchetta, poco fa ho incontrato un branco di mucche, non sapevo come comportarmi, si sono girate tutte verso di me, hanno smesso di mangiare, mi guardavano, i vitellini, forse incuriositi, facevano qualche passo verso di me, le grandi li affiancavano, c’era poi un manzo (aveva il ciuffo di peli sotto la pancia) che forse si sentiva un toro,ed era quello che mi sembrava più innervosito, muggiva e mi guardava, ho dovuto salire un pendio per aggirarli. Ho sempre visto le mucche la lontano pascolare pacifiche, in gruppo forse sono come le persone, si sentono forti, diventano aggressive, cattive.....
Poco dopo, nella nebbia, un branco di cavalli, qui addirittura due maschi sono venuti verso di me nitrendo ho capito che era meglio andarsene, stessa strategia, aggiramento e fuga, uno poi aveva sfoderato un attributo enorme.........ho fatto benissimo ad andarmene, mi sarebbe piaciuto che fossero come Ribot e Jolly, ma allontanarmi da loro penso sia stata una mossa saggia.Sento la necessità di quelle salviette detergenti, se mi ricordo quando arrivo dove c’é civiltà le compro.
Ore 13 arrivo al Santuario della Vittoria, c’é un ristorante, mangio, mi lavo, mi faccio regalare tre saponette, al tavolo accanto al mio c’é un vecchio prete di campagna, mezzo sordo, parliamo un po, mi dice che sono stato fortunato ad arrivare indenne fin li, mi benedice con un rito in lingua latina, sono emozionato, attento e felice, lo ringrazio, Don Paolo, parroco credo del Santuario della Vittoria…… GRAZIE !!!
A Crocetta d’Orero fotografo il trenino di Caselle, prendo un caffé in un bar, arrivo a Colle di Creto con fatica, ho mangiato troppo, ho bevuto troppo vino, ma la benedizione di don Paolo mi fa arrivare all’Hotel dei Cacciatori gestito da Pietro Sabatini e la moglie, lui giocatore della Samp, appare in una foto con Benetti, Cacciatori.
Mi addormento stordito da un buon vino toscano.
6 GIUGNO 2005
Ore 9 sono in cammino, continuo a vedere il mare, incontro uno del cai di Sampierdarena, lo lascio andare avanti, il tendine mi fa male, lui si offre di aspettarmi, ma io gli dico di no, lo vedo allontanarsi sul crinale fra l’erba alta, mi siedo, faccio delle foto, bevo, poi lo seguo, arrivo al passo della Scoffera, chiamo i miei figli, arrivano in mezz’ora, mangiamo salciccia e fagioli insieme, Barbara e Massimo i miei ragazzi..... non mi faccio vedere emozionato, sdrammatizzo, scherzo e poi li lascio andare, mi hanno portato le ciliege di Marietto il mio vicino di casa a Cogorno, penso che uno come lui, ex alpino, sarebbe utile e piacevole incontrare in montagna, é gentile, premuroso e disponibile, mi accorgo di sentire la mancanza di troppa gente, della mia gente.
Vado avanti, supero la Giassina, arrivo a Barbagelata.... deserta, alle ore 20 arrivo al passo della Scoglina, fotografo una volpe, salgo verso la postazione di caccia di Mario, lui non c’è, é buio quando con la torcia monto la tenda, ora la notte non riesco più a dormire bene, forse la troppa stanchezza.....
7 GIUGNO 2005
Ore 5 sveglio, smontato la tenda, non é una bella giornata, minaccia pioggia, cammino quasi al buio, bosco di faggi, sempre faggi, fortissimamente faggi e poi...... prato verde, una cappelletta in cime, davanti a me, salgo con frenesia, la raggiungo...... SONO SUL RAMACETO !!!!!!!!
Piango, non riesco a smettere, non ho il coraggio di guardare al di la della cappelletta, prendo la macchina fotografica e vedo Chiavari, Lavagna, Leivi, Sestri Levante, la collina di Suea, San Rocco, la chiesetta disastrata della Madonna del Caravaggio....... casa mia.... e piango e non mi vergogno di dirlo, piango di felicità, di nostalgia, di tristezza, qui c’é anche un altare dedicato a Calcagno e Roberto Piombo..... Roberto era un mio amico, accarezzo il suo nome, poi mi siedo accanto a loro, leggo la scritta che qualcuno per loro ha scritto e penso che non sono morti stupidamente, praticavano uno sport intenso, vero, sacro e se ne sono andati senza paura, con la forza che solo le grandi persone hanno.
Nella cappelletta trovo il nome di un altro amico, morto anche lui in montagna, non sapevo che fosse successo, resto insieme a i loro visi usciti fuori dai ricordi, poi me ne vado lentamente,pieno di tristezza
Telefono a Lisa, credevo di aver esaurito le lacrime, lei si spaventa mi chiede se sto bene, le dico che é solo emozione, cammino e sul crinale del Ramaceto resto incantato dalla valle di Cichero, sembra staccata dal resto del mondo, spero tanto che mai la gente capisca che é un paradiso e che resti sempre così;
Arrivo al passo della Forcella, riempio le borracce, cammino fino a Parazzuolo, compro pane e formaggetta di San Stea, prendo l’autobus e torno al passo, ora sono qui che scrivo, la tenda é ben messa in un prato, ho il tavolo e la panca, sto da DIO.
Ore 17,30, mi prendo il sole, aspetto la notte, un po di pausa mi farà bene, ho tutte le maglie ad asciugare.
Ho fatto i calcoli, ho percorso 350 chilometri, me ne restano un centinaio, non ne ho quasi più voglia.
8 GIUGNO 2005
Ore 7 partenza, salgo fra recinti di animali al pascolo, non mi intimidisco più, passo accanto a mucche ruminanti, le sfioro, si alzano e se ne vanno, al passo delle Lame c’é tanta acqua, cavalli che mi guardano appena, salgo sull’Aiona, vedo le Apuane, sono tentato all’Incisa di salire sul Penna, ma vado avanti, al Passo del Bocco il ristorante é chiuso, dietro la Madonnetta, al bivio monto la tenda, guardo la guida oggi ho fatto si e no 12 Km, mi sto spegnendo, mi metto a dormire.
Mi sveglio verso mezzanotte, la tenda é sconquassata dal vento, non l’ho ancorata, allargo le braccia e le gambe, io sono circa 80 Kg, lo zaino sarà un po più leggero ma 12 Kg senza dubbio peserà, penso che posso tenere, mi addormento e mi sveglio diverse volte, durante la notte ho avuto freddo e mi sono messo tutto quello che avevo.
9 GIUGNO 2OO5
Mi sono svegliato alle 7, sono partito alle 8, la salita dello Zatta é piacevole ed ogni tanto uno scorcio di Chiavari sempre più esteso, in cima mi accorgo che il versante sud é come il Ramaceto, derupato, a nord invece i faggi arrivano ad affacciarsi sullo strapiombo, mi siedo pochi minuti, ho fretta di finire, al colle Craiola trovo un Bed senza breakfast, sono le 11,30, la Signora Maria, la titolare mi regala 2 pomodori, la saluto e me ne vado (potevo fermermi?), vado avanto un po, mangio i pomodori, sorpasso la Crocetta, passo Sericiotto,passo Revoia.... alle 17,30 arrivo al Passo Cento Croci, durante il percorso ho mangiato un porcino e qualche fragolina di bosco, niente barrette, sperando nell’albergo,
ALBERGO CENTO CROCI....... un rudere
LOCANDA RANCH LUCIANO ........(aperto tutto l’anno) .........ha le finestre del piano di sopra aperte, nel ristorante si vedono i tavoli apparecchiati, aspetto, aspetto fino alle 20,30, poi decido di montare la tenda, sono al limite....... CASONI, CASONI, CASONI !!!!
Stanotte mi sogno Mauro e tutta la sua famiglia, le formaggette, lo stufato di cinghiale, i ravioli....... Mi addormento digiuno.
10 GIUGNO 2005
Ore 7,30 sveglio, ho avuto degli incubi stanotte, metto i calzini puliti e salgo per una strada prima asfaltata, poi sterrato, arrivo al passo della Cappelletta, tante mosche, tante mucche e una cappelletta, entro in una faggeta, inizia a piovere, cambio abbigliamento, copro lo zaino e indosso anche il poncho impermeabile, sono ben protetto, arrivo ad un bivio scelgo quello in salita, è il monte Gottero, é quasi buio, c’é la nebbia e continua a piovere, alle 11,30 sono sul punto più alto, non si vede nulla , a fatica seguo i segnavia, incontro due tipi di Tarsogno, si erano portati l’insalata russa, il formaggio, il salame, il lambrusco e....... le carte da gioco, scendono insieme a me e poi, alla Foce dei Tre Confini ci separiamo, dalla guida scelgo la AV2, dovrei risparmiare un’ora?
Mi perdo nella nebbia, cerco disperato il segnavia, non riesco a trovarlo, risalgo fino alla Foce dei Tre Confini, prendo l’altro sentiero, mi trovo in un punto che il sentiero si trova fra uno steccato con del filo spinato e piante di rose canine, il poncho comincia a lacerarsi, lo butto e mi tolgo la giacca ed i pantaloni in Goretex, resto a braccia e gambe nudi, mi graffio ma almeno non rovino quella roba!
Ponte sul torrente Adelano, Calzavitello, alle 14 lascio l’alta via e proseguo su asfalto verso il passo del Rastrello, mangio un porcino, un gelato lo scrocco ad un venditore di prodotti surgelati, al passo ci sono le case a schiera ricoperte di legno, un rifugio bar ristorante....... CHIUSO, sorpasso il tutto e mi avvio verso il paradiso, ogni passo ora diventa sempre più pesante, non ne ho più voglia, sono stanco, affamato, voglio arrivare ai Casoni di Suvero, da Mauro, ha un agriturismo che gestisce con la sua famiglia, sa che sto arrivando, ci siamo sentiti quasi tutti i giorni, il telefono é spento, batteria scarica, la macchina fotografica é spenta, batteria scarica, io sono spento, batteria scarica, ma cammino e ad ogni curva scruto se vedo la stalla, il recinto dei cani, vado avanti e guardo, una curva, no, forse l’altra… si eccola la stalla, ecco il recinto dei cani, sorrido, prendo vigore, scendo, salgo, scendo…….. arrivo non so a che ora, non so come, so solo che mi trovo seduto davanti ad un vassoio pieno di affettati, formaggetta, vino rosso, pane… mando giù quello che mi capita, bevo di continuo, Francesco, il figlio di Mauro mi chiede da dove sono partito, mi alzo, scappo fuori e vomito, vomito la stanchezza, il fungo, il gelato, l’acqua, gli affettati, mi lavo e torno dentro, mi fanno un the caldissimo.
Sto meglio, mangio, bevo, sto meglio, é passata.
Poi vasca da bagno, barba, resto sdraiato sul letto qualche minuto, esco, i monti sono accesi da un sole che ha sconfitto la pioggia e promette un domani migliore, più sereno.
Ceno con loro, in famiglia, poi Mauro mi accompagna a Cogorno, da mia moglie, dai miei figli, da ZAC il mio boxer che impazzisce di gioia e mi commuove.
Parlo, parlo, parlo e sono felice, sono a casa finalmente, penso che dovrò ancora fare 25 Km da passo dei Casoni a Ceparana, lo farò la prossima settimana, senza zaino, sarà una passeggiata, magari con Zac, ma con la forza nel cuore di uno che ha pensato..... voglio fare questo e ........... l’ha fatto!!!
Sono Fiero di ME
MANFREDI
Pensiero finale
L’Alta Via é una cattedrale nel deserto, non c’é assistenza, non c’é nulla, tutti quei disgraziati che la percorrono trovano strutture ricettive inesistenti o chiuse perché gestite da clubs privati che le usano solo per loro. Si é soli, l’unica cosa bella é la natura, anche se talvolta rovinata e abbruttita conserva un suo fascino, bisogna avere la capacità di viverla pienamente. Non basta mettere dei segnavia, bisognerebbe trovare più spesso strutture ricettive aperte, con acqua, coperte, viveri in scatola, gli stranieri tratterebbero queste strutture con civiltà, probabilmente versando un “obolo” se richiesto. Ma si sa che le cose più semplici sono le più difficili da realizzare.
Qualcuno ha detto “toglietemi tutto ma lasciatemi il superfluo”, se arrivato a qualche tappa avessi trovato qualche cosa di superfluo...... almeno ci avrei riso sopra e mi sarei addormentato sorridendo.
Etichette: guyatrekking, manfredi salemme, natura, sport estremo
GUYA TREKKING
Nel mese di maggio 2008, con partenza da Casoni di Suvero, tappa 41 dell'Alta Via dei Monti Liguri, inizierà il mio cammino verso il sud, percorrerò il sentiero GEA, il sentiero europeo E/1, il Sentiero Italia ed arrivato a Villa san Giovanni, attraverserò a nuoto lo stretto di Messina.
Salirò lungo lo spartiacque dei monti Peloritani, continuerò sui Nebrodi, le Madonie e, attraversando il Belice, rivedrò Montevago, paese distrutto dal terremoto del 1968, io c'ero allora ad aiutare quella gente, volontario, con il mio amico Carletto Mongelli..... si, dopo il Belice terminerò il mio cammino ad ERICE.
Faccio questo viaggio per la mia nipotina GUYA, nata nel mese di settembre del 2007, in questo momento è ancora nella panciona della mia figlia adorata Barbara.
Come testimonial dell' ADMO. e come sostegno all'Associazione I.N.So.Ri.M.
So che riuscirò in questa impresa, ho 60 anni compiuti, sono alto 1,82 e peso 75 kg.
Sono sposato con Lisa
*******************************************************************
Manfredi Salemme, nato a Portovenere il 10 luglio 1947, con il supporto tecnico delle aziende:
Nel prossimo mese di maggio 2008, seguendo i sentieri GEA, E1, SI, Freedom Trail, Sentiero del Brigante e tantissimi altri collegamenti, con partenza dalla tappa n.41 dell’Alta Via dei Monti Liguri, in località Casoni di Suvero, inizierà il cammino che dopo circa 2000 km e l’attraversamento a nuoto dello stretto di Messina lo porterà nella cittadina di ERICE (TP).
Tutto ciò si è reso possibile con l’aiuto delle Aziende che hanno contribuito in maniera determinante al completamento del progetto, inoltre la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona, oltre a sostenere l’onere finanziario del progetto, effettuerà sull’atleta dei tests antropometrici prima della partenza e, mediante appropriato bracciale potrà rilevare i dati essenziali per la ricerca durante tutto il cammino.
L’esperienza scientifica ed umana saranno successivamente oggetto di incontri, conferenze e studi nelle sedi più appropriate.
L’evento, ci auguriamo, potrà essere oggetto di interesse e curiosità da parte dei media e sarà prioritario il messaggio di solidarietà verso ADMO, la tipizzazione e la donazione delle cellule staminali emopoietiche.
Manfredi Salemme vive a Cogorno, pensionato del Banco di Chiavari ha al suo attivo un altro percorso di trekking, sempre in solitaria, da Ventimiglia a Rocchetta di Vara, oltre 400 km in 17 giorni, nell’anno 2005.
L’itinerario del lungo trekking ed altre notizie sono visibili su i seguenti indirizzi:
Etichette: admo, agriturismo capuano, aigle, alpinismo, gronell, guyatrekking, manfredi salemme, natura, sport estremo